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ANABIC AD AGRIUMBRIA PER SOTTOLINEARE IL VALORE DI UN COMPARTO A TORTO DEMONIZZATO

Mancano pochi giorni ad Agriumbria (31 marzo-2 aprile 2023) e ANABIC si sta preparando per partecipare con le eccellenze delle cinque razze che rappresenta.
Oltre alla Mostra nazionale della Chianina e della Romagnola, si potranno ammirare infatti i migliori soggetti delle razze Marchigiana, Maremmana e Podolica in esposizione.
Ma l’importante rassegna che richiama tutti gli operatori del comparto zootecnico provenienti da ogni parte del Paese sarà anche l’occasione per rimarcare l’importanza di un settore al centro di sistematici e strumentali attacchi che ne vogliono minare la sopravvivenza.
“Abbiamo contro di noi organizzazioni animaliste mosse da un’ideologia non supportata da dati scientifici inconfutabili – dichiara il presidente Luca Panichi – il cui unico obiettivo è quello di distruggere un patrimonio che in realtà non ha eguali. ANABIC è fortemente impegnata a difenderlo forte dei 5.000 allevamenti associati e dei 160.000 capi di bestiame che rappresenta, il 70% dei quali allevati al pascolo dove la loro presenza costituisce un insostituibile presidio del territorio a cui garantisce tutela e benessere”.
“Troppo spesso gli allevamenti bovini vengono accusati a torto di essere i grandi inquinatori del pianeta – gli fa eco il direttore Stefano Pignani – chi lo afferma però non sa o fa finta di non sapere che proprio la ricerca scientifica di questi ultimi anni non solo ci ha permesso di ottenere animali più performanti in termini produttivi, ma è anche stata in grado di elaborare razioni alimentari in linea con una significativa riduzione di emissioni, soprattutto metano, riducendo significativamente l’impatto ambientale”.
E a questo proposito arriva la dichiarazione scientifica del professor Giuseppe Pulina dell’Università di Sassari, uno tra i mille Top animal scientist al mondo il quale, rifacendosi a uno studio a cui lui stesso ha partecipato che ha elaborato nuove metriche di valutazione per il calcolo delle emissioni, sottolinea che grazie a questi nuovi calcoli, peraltro già adottati dalla FAO, nel periodo 2010-2020 le emissioni di metano dovute agli allevamenti bovini sono state pari a -49 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, a fronte dei 206 milioni di tonnellate di CO2 equivalente calcolati con le vecchie metriche ormai superate. “Questo ci conferma che un gas a effetto serra come il metano, che in atmosfera permane per non più di 50 anni a differenza della CO2 la cui permanenza può raggiungere il millennio, contribuisce a raffreddare l’atmosfera se le sue emissioni si riducono, esattamente come il settore sta facendo, mentre se il livello emissivo dovesse rimanere costante il contributo al riscaldamento globale risulterebbe pressochè inesistente”.
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SOLD OUT ALL’ASTA DI PRIMAVERA DEL CENTRO GENETICO DI PERUGIA

La sessione primaverile 2023 delle aste dei tori nati nei mesi di Gennaio, Febbraio e Marzo 2022 testati al Centro Genetico ANABIC di San Martino in colle (PG) ha riscosso un notevole successo coinvolgendo allevatori provenienti da tutta Italia che si sono contesi i numerosi lotti in vendita.
Apertura da record della 2 giorni il 21 Marzo, con la vendita di tutti i 14 Torelli di razza Marchigiana (10 abilitati alla I.A. e 1 alla F.N.) presentati da altrettanti allevamenti delle province di Ascoli, Fermo, Macerata, Pescara, Teramo, Latina, Frosinone e Benevento; il prezzo di aggiudicazione più alto di € 7.150,00 è stato raggiunto dal toro Ovidio presentato dall’Az Sartorelli Ezio di Fermo e acquistato da Lorenzo Barzotti di Pesaro. I 13 soggetti figli di tori gia testati al Centro Genetico sono la conferma del buon lavoro svolto da Anabic in questi anni per quanto riguarda il miglioramento genetico, che ha permesso di raggiungere un incremento giornaliero record di 2.176 grammi del toro Oliviero di Enzo Costantino di Frosinone.
Anche il 23 Marzo si è registrata un’alta affluenza di pubblico per lo svolgimento delle aste dei torelli di razza Chianina e Romagnola che comprendevano rispettivamente 11 torelli (10 abilitati alla I.A. e 1 Alla F.N) e 9 torelli (7 abilitati alla I.A e 2 alla F.N.). Come per la Marchigiana si è messo in evidenza la validità del lavoro svolto presentando soggetti che hanno raggiunto i 2 Kg di accrescimento medio giornaliero con il record raggiunto per la razza Chianina del toro Orione presentato dall’Az. Cason Vecchio di Livorno e acquistato da Rosi Ombretta di Nocera Umbra (PG) che ha fatto segnare un Accrescimento Medio Giornaliero di 2.285 grammi.
Il prezzo più alto di € 5.610,00 è che è stato raggiunto dal toro di razza chianina Ottaviano dei Colli allevato da Fedeli Andrea di Città di Castello (PG) acquistato dal Centro Tori Chiacchierini di Perugia. Il Top price della Romagnola è stato del toro Fardini Over di Mascheri Marinello di Verghereto (FC) acquistato dalla Soc. Agr Casanova di Bagno di Romagna sempre della provincia di Forlì.
Considerando il periodo di incertezza che sta vivendo il comparto zootecnico nazionale, la numerosa partecipazione degli allevatori dà a tutti gli addetti ai lavori un’iniezione di fiducia e ci permette di continuare il lavoro di selezione con più entusiasmo rimanendo a disposizione dei nostri allevatori che svolgono un ruolo importantissimo nel mantenimento del territorio e delle tradizioni allevatoriali di queste razze autoctone.
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Workshop "Selezione ed innovazione delle razze autoctone italiane: per costruire il futuro” (Bastia Umbra, 2 aprile 2023) ... See MoreSee Less

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L’UTOPIA DI UN MONDO SENZA ALLEVAMENTI
SI SCONTRA CON UNA REALTÀ SCIENTIFICA INCONFUTABILE

Un mondo libero dalla produzione animale? Le conseguenze che ne deriverebbero sarebbero catastrofiche e soprattutto vengono ignorate.
Lo afferma European Livestock Voice, Gruppo che riunisce a livello europeo le associazioni che si occupano di allevamento, salute e nutrizione animale, preoccupato per le posizioni sempre più radicali espresse da una parte della popolazione del Vecchio Continente.
Nel documento si sottolinea che il settore zootecnico non produce solo alimenti ma anche una vasta gamma di sottoprodotti a iniziare dai concimi. Infatti, attualmente il 40% della superficie coltivata a livello globale impiega fertilizzanti organici che derivano dalla produzione zootecnica.
Un mondo in cui il bestiame non venisse allevato porterebbe inevitabilmente a un significativo utilizzo di concimi di sintesi che determinerebbe una dipendenza degli agricoltori europei alle importazioni con grave rischio per la nostra sicurezza alimentare.
Non solo. Eliminando carne, formaggio, uova e pesce dalla dieta, gli europei non riceverebbero i nutrienti di cui hanno bisogno mentre una dieta a base vegetale, per soddisfare i bisogni nutrizionali dell’organismo, spingerebbe i consumatori a mangiare più cibo e a introitare un numero eccessivo di calorie giornaliere.
Sul fronte del cambiamento climatico poi, un mondo senza allevamenti zootecnici difficilmente sarebbe come alcuni lo vorrebbero. Senza i ruminanti i paesaggi pastorali di prati e siepi non potrebbero essere mantenuti, le foreste guadagnerebbero terreno e con le temperature estreme di ogni estate, oggi purtroppo sempre più probabili, gli incendi avrebbero terreno fertile per diffondersi.
“Un mondo senza allevamenti è solo un’utopia a breve, medio e lungo termine – ha sottolineato Jean-Louis Peyraud, ricercatore dell’INRA – È tempo per noi di tornare a posizioni più realistiche basate sui fatti. L’eliminazione degli allevamenti zootecnici sarebbe un’assoluta assurdità per l’umanità, ma ciò non significa che non dobbiamo migliorare il nostro modo di allevare gli animali offrendo loro una vita dignitosa e garantendo una macellazione priva di stress e dolore. La ricerca scientifica e l’innovazione non si fermano, per questo il lavoro degli scienziati deve continuare per ridurre sempre più gli impatti della zootecnia aumentando i servizi che fornisce alla società”.
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